Prima Ora

2022-12-07 16:39:29 By : Mr. Yan LIU

Buongiorno. La notizia è arrivata ieri sera dal centro commerciale Milanofiori di Assago. Un uomo di 46 anni, Andrea Tombolini, di Milano, con problemi psichici , ha tentato di fare una strage nell’iper milanese. Ha afferrato un coltello dall’espositore all’interno del supermercato Carrefour e, all’improvviso, ha iniziato a colpire persone a caso, uccidendo un dipendente 47enne della catena di grande distribuzione e ferendone altre cinque . Tre sono state trasportate in codice rosso in ospedale. Tra loro anche il calciatore spagnolo del Monza Pablo Marí (ferito alla schiena, ma cosciente: «Ho avuto suerte (fortuna), ho visto quell’uomo morire davanti a me», ha raccontato). Tombolini — che alla chiusura di questa newsletter si trovava negli uffici del comando provinciale carabinieri di Milano in via della Moscova, dove continuava a ripetere frasi prive di senso — risulta incensurato e in cura da un anno per una grave crisi depressiva . I genitori raccontano di un ricovero in psichiatria dopo un’operazione alla schiena, aveva firmato le dimissioni ed era uscito. Poi, il 18 ottobre, era finito di nuovo al pronto soccorso: si era preso a pugni in testa e al volto. Nessuno sa perché abbia deciso di presentarsi ieri pomeriggio al centro commerciale Carrefour-Milanofiori di Assago, alle porte di Milano, proprio di fronte al Forum, per colpire a casaccio. La vittima, Luis Fernando Ruggieri , dal settembre 2020 lavorava per Carrefour. In precedenza era stato per oltre 20 anni dipendente di Esselunga. Di origini boliviane, si era diplomato in un liceo scientifico milanese. Durante il lockdown si era iscritto all’università. «Vedevamo i clienti scappare in lacrime , sotto choc» hanno raccontato alcuni testimoni. «Ci siamo chiuse in magazzino per salvarci» hanno detto altre. Tutti gli approfondimenti e gli aggiornamenti li trovate sul Corriere di oggi e su Corriere.it. Il tetto ai contanti Continua a far discutere la proposta leghista, rilanciata dalla premier Giorgia Meloni, di portare da 2.000 a 10.000 euro il tetto per l’uso del contante , che era destinato a scendere a 1.000 euro da gennaio. Dopo le tante critiche contro la proposta, ritenuta un favore agli evasori («Per chi è vantaggioso girare con 10.000 euro in tasca? Sicuramente per gli spacciatori, per chi paga tangenti, per chi lavora in nero », ha scritto sul Corriere di ieri Milena Gabanelli) alla fine ci si potrebbe fermare a 5 mila euro . Ma alcune parole chiare in merito le dice l’ex premier Mario Monti in un’intervista a Federico Fubini: Merito e uguaglianza non possono non applicarsi anche alla dimensione fiscale . Ma mi pare impossibile garantire uguali punti di partenza a tutti nella scuola, nella sanità, nel rapporto con lo Stato sulla base di proposte di tregua fiscale, rottamazione delle cartelle, soglie elevate del contante, flat tax e minore progressività dell’imposta . Uno Stato che non riesce a tassare in maniera equa, uguale per tutti secondo le possibilità di ciascuno non può garantire quella uguaglianza di opportunità e quella valorizzazione del merito di cui giustamente parla il presidente del Consiglio» . Non soltanto, aggiungiamo, non le può garantire, ma le può allontanare. Si pensi, a titolo di esempio, a tutte le politiche sociali dirette alle fasce a basso reddito: se quel basso reddito è solo apparente , perché frutto di evasione, l’effetto distorsivo è inevitabile (come utile ripasso su chi paga davvero le tasse in Italia , qui e qui trovate due articoli di Alberto Brambilla e qui un Dataroom di Milena Gabanelli e Simona Ravizza). Il rialzo dei tassi deciso dalla Bce Certo non aiuta il governo il rialzo dei tassi (+0,75%) annunciato ieri dalla presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde. È vero che si tratta di una decisione ampiamente annunciata, per contrastare l’inflazione , ma Meloni, nel suo discorso alla Camera dei deputati, l’aveva definita «una scelta azzardata» perché capace di aggravare la tendenza recessiva della nostra economia, e degli altri Paesi Ue (non a caso, critiche sulla scelta della Bce arrivate anche dal presidente francese Emmanuel Macron e dalla premier finlandese Sanna Marin ). I primi effetti del rialzo dei tassi si avranno su mutui a tasso variabile e prestiti , che diventeranno più cari. La buona notizia è che ieri i rendimenti dei nostri titoli pubblici decennali sono scesi, lo spread con i bund tedeschi si è ristretto , la Borsa ha chiuso in rialzo, tutti segnali che confermano la possibilità che i mercati abbiamo già scontato gli aumenti del costo del denaro decisi da Francoforte negli ultimi mesi e siano ormai pronti a scommettere quantomeno su un rallentamento della stretta monetaria , cosa che Lagarde ha lasciato intendere. Lo confermano le parole del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti : «Il rialzo dei tassi della Bce era ampiamente previsto. Probabilmente non sarà l`ultimo in questa fase, ma confidiamo nella saggezza della Bce nell’interpretare le cause della recente impennata dell’inflazione e nel tener conto del rallentamento in corso nell’economia europea ». Anche Federico Fubini fa notare che «al terzo maxi-aumento dei tassi da parte della Banca centrale europea, il debito dell’Italia e i mercati in genere si sono comportati come se stesse accadendo l’opposto » e aggiunge che «se il mercato reagisce come se la Bce cercasse di espandere l’economia — quando invece impone una stretta — significa che qualcosa sta accadendo o che i messaggi dei banchieri centrali nascondono sfumature nuove . In questa fase probabilmente sono vere entrambe le cose ». La linea dura sui migranti Il primo atto del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è stata la direttiva per bloccare due navi ong nel Mediterraneo in rotta verso l’Italia. «Abbiamo applicato la legge, i decreti sicurezza rivisitati — ha spiega Piantedosi a Porta a porta —. Vogliamo affermare un principio e lanciare un messaggio ai partner europei. La condivisione deve esserci non a sbarco avvenuto: la presa in carico deve partire subito. Stiamo aspettando la risposta di Germania e Norvegia, “Paesi di bandiera” delle due navi per il codice della navigazione : i migranti sono saliti a bordo in acque internazionali ». La strategia adottata da Piantedosi ha già incassato il plauso del vicepremier Matteo Salvini , responsabile delle Infrastrutture, dalle quali dipende la Guardia costiera: «Idee chiare, bene così ». Ieri gli studenti hanno occupato la facoltà di Scienze politiche dell’università La Sapienza di Roma, chiedendo le dimissioni della rettrice Antonella Polimeni all’indomani degli scontri con la polizia per il convegno organizzato da Fratelli d’Italia. La sfida del gas «In Europa stiamo andando avanti sull’energia. Al vertice del Lussemburgo sono stati fatti altri passi avanti e anche la Germania non si è opposta a che la commissione presenti in tempi rapidi una proposta sul price cap dinamico ». In un’intervista con Enrico Marro, Gilberto Pichetto Fratin , ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (che sotto il governo Draghi si chiamava della Transizione ecologica). Quanto al ruolo del suo predecessore, Roberto Cingolani, dice: «Mi aiuterà nell’obiettivo di raggiungere nel minor tempo possibile la messa in sicurezza del Paese dal punto di vista energetico, che è la mission del mio dicastero individuata già dal suo nuovo nome. Siamo al lavoro su tutte le priorità: aumento dell’estrazione di gas naturale dai giacimenti nazionali; price cap dinamico a livello europeo; disaccoppiamento del prezzo dell’energia da rinnovabili dal prezzo del gas; messa a punto di una nuova norma sugli extraprofitti . Si stanno facendo passi avanti importanti. Per esempio, sugli acquisti comuni di gas, che rafforzeranno il potere contrattuale dell’Europa; sui meccanismi per limitare l’eccessiva volatilità dei prezzi, sulle misure per la solidarietà energetica da attivare in caso di situazioni d’emergenza ». La nuova linea sul Covid A quasi tre anni dal primo lockdown imposto dal Covid (8 marzo 2020), a breve assisteremo probabilmente all’annullamento delle poche restrizioni rimaste . «Al ritorno a una maggiore liberalizzazione», come ha dichiarato ieri il nuovo ministro della Salute, Orazio Schillaci . E non è tutto. La Lega spinge per congelare fino a giugno le multe da 100 euro comminate agli over 50 che non si sono vaccinati entro il 15 giugno, compresi quelli che hanno saltato la terza dose. Le minacce (non atomiche) di Putin Davanti agli ospiti del centro Valdaj, una specie di club propagandistico russo che si riunisce una volta l’anno per ascoltarne il pensiero, Vladimir Putin è tornato ad attaccare l’Occidente, che vorrebbe, a suo dire, distruggere la Russia e chiunque non si allinea per poter «governare unilateralmente tutto il mondo». Secondo Fabrizio Dragosei, «è la vecchia visione sovietica che aveva portato per anni l’Urss a essere vista con simpatia da tanti paesi del cosiddetto Terzo mondo. Al quale, naturalmente, Mosca assicurava consistenti aiuti economici. E oggi Putin vuole presentarsi come campione “di tutti gli altri” che non accettano di “subire il mondo unipolare che l’Occidente ha immaginato dopo essersi dichiarato vincitore a seguito dello scioglimento dell’Urss” ». Putin ha però escluso l’uso di armi nucleari in Ucraina : «Non ci serve un attacco atomico in Ucraina. Non avrebbe senso né da un punto di vista politico né militare ». E ha ribadito che la dottrina militare russa prevede il ricorso ad armi di distruzione di massa solo di fronte al pericolo di disintegrazione della stessa struttura statale. La (mezza) apertura di Xi Un messaggio indiretto e informale per la Casa Bianca è stato spedito da Pechino a New York. Contiene un’apertura di Xi Jinping , nel suo primo segnale in politica estera dopo la rielezione a segretario generale del Partito-Stato. «Il mondo oggi non è né pacifico né tranquillo », osserva Xi e poi scrive che «il rafforzamento della comunicazione e della cooperazione tra Cina e Stati Uniti, in quanto grandi potenze, aiuterà ad aumentare la stabilità e la certezza globali e a promuovere la pace e lo sviluppo nel mondo ». Parole contenute nella lettera di auguri al National Committee on US-China Relations e letto durante la serata di gala annuale al Plaza di New York. È davvero un cambio di rotta , dopo mesi di riferimenti a un ritorno ai tempi della Guerra fredda? Per il corrispondente da Pechino, Guido Santevecchi, si tratta di un «messaggio trasversale a Joe Biden» che non va sottovalutato. Di una ripresa del dialogo avrebbero d’altra parte bisogno sia Xi («perché proprio l’esibizione di forza totale di fronte al Partito ha provocato ulteriori problemi sul fronte economico ») che Biden (perché «viene dato come imminente e inevitabile un test nucleare in Nord Corea , forse prima delle elezioni americane dell’8 novembre. L’America ha promesso una “reazione senza precedenti”. Senza il consenso di Xi ogni mossa dissuasiva o punitiva nei confronti di Kim Jong-un ha poco spazio»). Le altre notizie • Anche ieri le strade di decine di città dell’Iran sono state invase dalle proteste. Si marcia nonostante le ultime dimostrazioni di forza delle autorità che il 26 ottobre, nel quarantesimo giorno dalla morte di Mahsa Amini, hanno ucciso, ferito, lanciato lacrimogeni contro le migliaia di persone che si sono date appuntamento a Saqqez, la sua città natale, dando vita alla manifestazione più grande delle ultime sei settimane, in ricordo della ragazza assassinata il 16 settembre a Teheran dalla «polizia morale» per una ciocca di capelli che le usciva dal velo. Intanto, «la famiglia di Mahsa è agli arresti domiciliari», racconta un cugino. La brutalità della polizia sembra avere l’effetto contrario sulle piazze che invece di svuotarsi si riempiono . • Il terzo trimestre del 2022 ha confermato la fase delicata che stanno attraversando i colossi di BigTech. A partire da Meta, ex Facebook : dopo la presentazione dei conti di mercoledì, quello che l’analista Debra Aho Williamson di Insider Intelligence ha definito «gigante con i piedi d’argilla» ha perso in Borsa il 25% , bruciando più di 80 miliardi di dollari di capitalizzazione e scivolando a 100 dollari per azione, il minimo storico dal 2016. Malissimo anche Amazon, giù del 20% nelle contrattazioni post chiusura dei mercati e dati deludenti per Alphabet (Google), Apple e Microsoft. • Accordo raggiunto ieri in serata dai negoziatori di Consiglio, Parlamento e Commissione Ue sui nuovi standard in materia di emissioni di CO2 per i veicoli nuovi , che prevedono lo stop alla vendita di auto e furgoni con motore a carburanti fossili (benzina e diesel) dal 2035. Un dossier delicato, che tocca al cuore l’industria dell’auto. L’intesa prevede anche un obiettivo di riduzione intermedio delle emissioni del 55% per le auto nuove e del 50% per i furgoni nuovi entro il 2030 rispetto ai livelli del 2021. Il testo finale dovrà ora essere formalmente adottato dalla plenaria del Parlamento Ue e dal Consiglio, che vota a maggioranza qualificata. • Il comandante della stazione dei carabinieri di Asso (Como) è stato ucciso da un appuntato della stessa stazione , che si è poi barricato nella caserma. Sul posto sono intervenuti anche i reparti speciali dell’Arma. Il brigadiere Antonio Milia ha esploso alcuni colpi con la propria pistola d’ordinanza contro il comandante di stazione Doriano Furceri. Il brigadiere era stato ricoverato nel reparto di psichiatria dell’ospedale di San Fermo della Battaglia per problemi psicologici. Da alcuni giorni era rientrato in servizio perché ritenuto idoneo . (Gli aggiornamenti su Corriere.it) • Dopo meno di un anno e mezzo dalla morte di Luana D’Orazio , l’operaia di 22 anni inghiottita e straziata da un orditoio di una fabbrica tessile a Oste di Montemurlo, nel distretto tessile di Prato, che non aveva più sistemi di sicurezza attivi, è arrivata la sentenza. Destinata però a suscitare polemiche. La mamma di Luana si aspettava un processo ordinario e una pena più severa. Ieri, invece, è arrivato il patteggiamento per due dei tre imputati: Luana Coppini e Daniele Faggi , i due principali imputati, marito e moglie titolari della ditta dove è morta la giovane, hanno concordato rispettivamente una pena a due anni e a un anno e sei mesi di carcere per omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele anti infortunistiche. • Un’impronta digitale potrebbe riaprire il caso dell’uccisione, nel giugno 1975, di Margherita «Mara» Cagol , fondatrice, con il marito Renato Curcio, delle Brigate Rosse. Vi racconta tutto Giovanni Bianconi. • Un’esplosione, provocata da una fuga di gas , ha raso al suolo un edificio di due piani sulla strada provinciale che da Lucca porta a Camaiore, in Toscana. Due i morti , Luca Franceschi, 69 anni e la compagna, Lyudmyla Perets, di 44 anni. Un’altra giovane coppia si è salvata. Debora Pierini, 26 anni, incinta di otto mesi, ustionata gravemente e trasportata in codice rosso al Centro grande ustionati di Pisa, è stata fatta partorire con il taglio cesareo: il bimbo è ricoverato in terapia intensiva neonatale all’ospedale Santa Chiara a Pisa. • Dell’aereo restano solo i rottami, sparsi per centinaia di metri sul fianco del monte Calcinera, una piccola altura alle pendici dell’Etna, nel Catanese. Dell’equipaggio, composto da due piloti, non è stata ancora trovata traccia. Per i soccorritori — vigili del fuoco e volontari della Protezione civile — sono dispersi, ma con il passare delle ore le speranze di trovarli vivi vanno svanendo . Volavano a bordo di un Canadair 28 , decollato da Lamezia Terme, ieri all’alba, per spegnere un incendio scoppiato nella zona di Linguaglossa ventiquattro ore prima. • Memo Remigi , 84 anni, prima sospeso dal programma Oggi è un altro giorno e, poco dopo, cacciato della Rai, è accusato di aver molestato in diretta Jessica Morlacchi (come lui ospite fissa di Serena Bortone). Chiare le immagini: la mano di Remigi scivola dal fianco della cantante, indugia più in basso e lei, stizzita, lo allontana. «Un gesto involontario», si è difeso Remigi. Ma Bortone ha parlato di «un comportamento che non può essere tollerato in questo programma, in quest’azienda e per quanto mi riguarda in nessun luogo». Da ascoltare Quando la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha letto la lista dei ministri, più che i nomi dei singoli hanno sorpreso le definizioni di alcuni ministeri. In particolare, quello dell’Istruzione, al quale è stata aggiunta la dicitura «e del merito ». Nel podcast Corriere Daily di oggi (che potete ascoltare qui) a vicedirettrice del Corriere Fiorenza Sarzanini spiega se si tratta solo di un cambiamento di facciata, mentre il politologo Nicola Pasini analizza natura ed evoluzione di questo concetto, che viene declinato in modi diversi a destra e a sinistra. Grazie per aver letto Prima Ora e buon venerdì Qui sotto trovate alcuni approfondimenti (e la Cinebussola di Paolo Baldini) (Questa newsletter è stata chiusa all’1.30 )

Attorno alla Banca centrale europea si è snodata ieri una trama a sorpresa, di quelle che forse lasciano intravedere un punto di svolta . Al terzo maxi-aumento dei tassi deciso a Francoforte, il debito dell’Italia e i mercati nel complesso si sono comportati come se stesse accadendo l’opposto . La Bce è impegnata nella stretta monetaria più rapida della sua storia, eppure negli ultimi sette giorni il rendimento dei titoli pubblici di Roma a dieci anni è semplicemente crollato: da poco meno del 5% — ai massimi dal 2012 — a meno del 4%. I tassi d’interesse ufficiali in area euro ormai hanno raggiunto i livelli più alti dal 2009 e l’aumento di ieri, assieme a quello di un mese fa, è il più ampio mai deciso in un giorno solo dalla Bce negli ultimi vent’anni. Eppure anche lo spread fra Bund tedeschi e Btp italiani a dieci anni è sceso precipitosamente : giù di venti punti in poche ore, giù di cinquanta in poco più di un mese. Sempre ieri poi Christine Lagarde ha spiegato che la banca si prepara ad aumentare il rendimento dei depositi e il costo del denaro «ulteriormente». La presidente ha anche annunciato di fatto l’operazione che porterà la Bce, per la prima volta della sua storia, a ridurre il suo bilancio oggi da quasi novemila miliardi di euro. Dunque sta per ridursi la quantità di moneta europea in circolazione nel mondo. Eppure l’euro si è indebolito dell’uno per cento, tornando alla parità quasi esatta con il dollaro. Se il mercato reagisce come la Bce cercasse di espandere l’economia — quando invece impone una stretta — significa che qualcosa di nuovo sta accadendo o che nei messaggi dei banchieri centrali compaiono sfumature diverse da prima . In questa fase probabilmente sono vere entrambe le cose . Christine Lagarde in apparenza ieri non ha indicato un cambio di rotta, impegnata com’è a riportare sotto controllo un’inflazione che in area euro ormai sfiora il 10% . Alla premier Giorgia Meloni e al presidente francese Emmanuel Macron, che hanno espresso critiche e riserve sulla politica monetaria, Lagarde ha risposto senza polemiche ma senza arretrare: «Dobbiamo fare quel che dobbiamo fare — ha detto —. Non voglio fare commenti su discussioni politiche, noi banchieri centrali abbiamo una missione e tante persone sono preoccupate per l’inflazione e il costo della vita». Lagarde ha anche aggiunto che in dicembre il Consiglio direttivo di Francoforte deciderà come smettere di riacquistare alla scadenza i titoli comprati per 3.200 miliardi fra il 2015 e il 2021. E già ieri la Bce ha inasprito le condizioni dei prestiti ultra-agevolati fatti in anni recenti alle banche, in modo che queste ultime tendano a rimborsarli anzitempo. Dunque la rotta non cambia, la stretta continua. Ma per la prima volta ieri la presidente francese ha citato varie volte una possibile recessione in area-euro fra i fattori che incideranno sulle scelte della Bce . La francese non parla più di rialzi per «diverse riunioni» del consiglio e pensa che la banca abbia già fatto «progressi sostanziali»: sfumature che fanno capire come l’aumento dei tassi a dicembre sarà minore di quelli d’autunno e a febbraio, forse, ancora più piccolo e per ora finale. (L’articolo completo sul Corriere di oggi )

L’eco dei sondaggi che danno un M5S in crescita rispetto al Pd rafforza la sensazione di opposizioni destinate a radicalizzarsi, in un muro contro muro sterile col governo di Giorgia Meloni . E le aperture che in Senato il leader di Italia viva Matteo Renzi le ha fatto, martellando in parallelo i partiti di Giuseppe Conte e di Enrico Letta, rendono al momento il panorama della minoranza una nebulosa senza bussola né prospettive di unità . È un problema che non verrà risolto in tempi brevi. E lascia prevedere divisioni ulteriori. L’idea di celebrare il congresso del Pd l’anno prossimo dovrebbe servire a fare decantare la situazione dopo la sconfitta del 25 settembre. In realtà, almeno finora, ha soprattutto sottolineato la mancanza di strategia e di visione su quello che la sinistra o le sinistre vogliono essere . Non basta la contrapposizione alla destra per ricostruire un’identità. Anzi, per paradosso rafforza l’estremismo dei grillini e finisce per rendere più vistosa la subalternità del Pd: con un Conte che, dopo essersi appropriato dell’etichetta «progressista», detta le condizioni per un’eventuale alleanza . Rientra in questo schema la partecipazione alla manifestazione pacifista di inizio novembre , ufficialmente senza bandiere. Dovrebbe servire a promuovere una tregua, sebbene il rifiuto del negoziato da parte russa configurerebbe più una resa dell’Ucraina che una vera pace. E comunque, l’iniziativa appare di fatto egemonizzata da settori della sinistra, del mondo cattolico e del grillismo che non amano la Nato ; e non vogliono nuovi aiuti militari dell’Italia al governo di Kiev. Per un Pd che aveva organizzato in precedenza un raduno davanti all’ambasciata russa a Roma, e che ha dimostrato sempre affidabilità europeista e atlantista, sa di contraddizione. È vero che si contraddice anche il grillismo, coerente a giorni e governi alterni. Ma essere tutto e il suo contrario è una caratteristica del M5S. Prevale l’intenzione trasversale di usare la politica estera contro un governo Meloni schierato con l’Ucraina e contro l’invasione russa quanto quello di Mario Draghi. Il tema, però, è dove può portare questa deriva . Anche perché il rischio di finire nella doppia tenaglia del M5S e del renzismo è già vistoso. L’insidia di essere plasmati dall’identità altrui riflette le divisioni che attraversano il Pd. E non può essere di consolazione il fatto che tra Renzi e Carlo Calenda si profilino in parallelo un partito unico e una diarchia strisciante: con Calenda in prima fila nella campagna elettorale e nelle consultazioni, e Renzi protagonista per la fiducia al governo al Senato. Sono segnali di evoluzione, o involuzione, che si aggiungono agli altri. E sembrano preludere a una traversata nel deserto in ordine sparso .

È difficile non riconoscere una certa cifra di buonsenso (femminile?) nella battuta attribuita a Giorgia Meloni proprio a ridosso di un centenario che cade oggi ed è assai scomodo per le origini della sua parte: altro che marcia su Roma, avrebbe detto, dovremo fare la marcia su Gazprom. Insomma, la quotidianità del travaglio energetico contrapposta alla battaglia delle memorie, l’attenzione ai bisogni reali (bollette, gas, inflazione) piuttosto che ai furori delle ideologie. Potrebbe stare appunto nel pragmatismo, nella diligenza della buona madre di famiglia più ancora che nella sacrosanta ma un po’ frettolosa presa di distanza dal fascismo durante il discorso alla Camera, la molla per spingere in archivio l’eterno fattore F che ha segnato la vicenda della nostra Repubblica e ancora non appare del tutto superato, a 77 anni e mezzo dal primo 25 aprile della Liberazione. Lo è, certo, nell’analisi prevalente degli storici. Lo è nelle prassi della politica politicante. Ma non lo è completamente nel sentire comune, anzi, resta ancora radicato nell’immaginario di molti e scavato nelle cicatrici di alcuni, da una parte e dall’altra. Ha dirottato la vita della nostra comunità, caricato ogni alternanza di governo degli ultimi trent’anni di un riconoscimento reciproco mutilato . Servissero prove recenti della sua tossicità basti pensare alla baruffa scoppiata attorno alla foto di Mussolini al Mise, nella galleria dei ministri allestita per il novantesimo del palazzo sede del dicastero (il duce vi esercitò l’interim); ai segnali minatori contro il neopresidente del Senato, l’ex missino Ignazio La Russa, alcuni dei quali corredati dai simboli più sanguinosi degli anni di piombo; o, per uscire dai nostri confini, alle accuse di «compiacenza col fascismo» rivolte a Macron dalla gauche francese solo per il suo incontro con la Meloni a Roma. Si tratta, si capisce, delle conseguenze più vistose d’uno scarto improvviso della nostra storia, cui forse non eravamo appieno preparati. Il governo Meloni mette l’Italia di fronte a due assolute novità . La prima, di segno ovviamente del tutto positivo, ci allinea alle democrazie e alle società europee evolute : come in Germania o in Gran Bretagna, una donna può rompere infine il soffitto di cristallo e assumere su di sé la guida di una grande democrazia, importa zero se si veste da uomo o se sceglie di farsi chiamare «il presidente del Consiglio», la sostanza è un grande balzo in avanti. La seconda novità, inutile nasconderlo, ha un sapore per molti ancora assai amaro: la guida di cui parliamo, quella dell’Italia, tocca all’erede, sia pure di seconda generazione, di un partito che aveva le radici nella dittatura . (Qui il seguito dell’articolo)

Che cosa deve aspettarsi il mondo dalla Cina di Xi Jinping? Lo abbiamo definito Xi Terzo, ora che ha superato il limite non scritto dei due mandati alla guida del Partito-Stato. Ha di fronte altri cinque anni di potere incontrastato e più probabilmente dieci, visto che non ha indicato un successore capace di raccogliere la sua eredità nel 2027. Il discorso di Xi al Congresso è stato un concentrato di ideologia leninista in politica interna, marxista in economia, nazionalista ed espansionista verso l’esterno . Bisogna prendere atto della forza interna del leader cinese e anche del suo rischio destabilizzante per il mondo globalizzato. Un’intesa sembra improponibile, ma a questo punto l’Occidente ha tutto l’interesse a tenere aperto il dialogo, intanto per proteggere Taiwan ed evitare che esploda il secondo fronte in Asia, dopo quello aperto da Vladimir Putin in Europa. E poi per togliere spazio allo zar che continua a cercare la sponda cinese e anche ieri ha definito Xi un «caro amico». Ecco perché non va sottovalutato il messaggio trasversale a Joe Biden arrivato ieri da Xi Jinping sotto forma di lettera di auguri al «National Committee on US-China Relations» riunito al Plaza di New York per una serata di gala. Osservando che il mondo oggi non è né pacifico né tranquillo, il segretario generale comunista ha scritto che «più strette comunicazioni e collaborazione tra Cina e Stati Uniti, in quanto grandi potenze, aiuteranno ad aumentare la stabilità e la certezza globali per promuovere la pace e lo sviluppo nel mondo». (...) Il prossimo appuntamento tra i due dovrebbe essere in persona, al G20 di metà novembre in Indonesia. Senza immaginare un ritorno al «business as usual » (come invece vorrebbe Pechino), la ripresa del dialogo sarebbe un successo confortante. Ne ha bisogno Xi Jinping, perché proprio l’esibizione di forza totale di fronte al Partito ha provocato ulteriori problemi sul fronte economico . Al Congresso ha illustrato la sua linea marxista-leninista che prevede il primato dell’ideologia politica sull’economia. Per giustificare i dati in declino ora parla di «crescita di qualità» legata all’innovazione, ma intanto da un paio d’anni ha messo sotto tutela anche le grandi industrie tecnologiche. I titoli dei giganti tech cinesi, da Alibaba a Tencent, questa settimana sono sprofondati in Borsa, da Hong Kong a Wall Street: gli investitori fuggono proprio perché nel nuovo Politburo non si vedono uomini che possano agire da contrappeso al potere di Xi , che possano avere il coraggio di dirgli un no o anche solo di esprimere un dubbio, suggerire una correzione di rotta. Il leader ha scelto solo degli esecutori del suo Pensiero. Gli servirebbe qualche voce sincera, qualche compagno capace di ricordargli che negli ultimi quarant’anni è stato lo spirito imprenditoriale dei cinesi a far correre lo sviluppo, non la supremazia del Partito. Ma ha bisogno di dialogo (e presto) anche Joe Biden . Viene dato come imminente e inevitabile un test nucleare in Nord Corea, forse prima delle elezioni americane dell’8 novembre. L’America ha promesso una «reazione senza precedenti». Senza il consenso di Xi ogni mossa dissuasiva o punitiva nei confronti di Kim Jong-un ha poco spazio. (Qui l’editoriale completo)

Intimidazioni e minacce a loro e alle loro famiglie hanno indotto i capi degli uffici elettorali di 50 delle 67 contee della Pennsylvania a lasciare l’incarico . Oltre a rinnovare la Camera dei Rappresentanti e un terzo del Senato di Washington, tra dieci giorni, alle elezioni di mid term, gli americani sceglieranno i governatori di 36 Stati e 27 segretari di Stato. Si voterà anche per quasi tutti i parlamenti locali. Governatori e segretari hanno un ruolo cruciare nella supervisione del processo elettorale e nella certificazione dei risultati. I parlamenti statali non hanno voce in capitolo, ma la Corte Suprema ha accettato di esaminare il ricorso dei repubblicani del North Carolina: chiedono che l’ultima parola sull’esito del voto spetti a loro e non alla magistratura. Nelle elezioni dell’8 novembre si giocano due partite . La prima, quella più immediata che giustamente attira il grosso dell’attenzione, riguarda il cambiamento degli equilibri nel Congresso . I democratici dovrebbero perdere il controllo della Camera mentre al Senato, dove Biden sperava di mantenere un piccolo vantaggio, gli ultimi sondaggi dicono che si sta andando a un testa a testa anche per seggi che la sinistra considerava sicuri. La seconda partita, proiettata verso le presidenziali del 2024, è quella dei meccanismi che si stanno creando in vari Stati — con nuove norme, l’elezione di candidati estremisti o colpi di mano locali come i miliziani che si candidano a sostituire scrutatori dimissionari perché minacciati — per interferire nel processo elettorale . Le leggi varate da alcuni Stati conservatori per filtrare maggiormente l’accesso alle urne è solo uno dei nodi. Il vero rischio è che la big lie di Trump, capace di convincere la maggioranza dei repubblicani che la Casa Bianca gli è stata rubata, si trasferisca nel processo elettorale . Nel 2020 governatori e segretari di Stato repubblicani si rifiutarono di alterare il risultato del voto. Oggi 15 candidati repubblicani alla carica di governatori e 11 aspiranti segretari di Stato considerano, contro ogni evidenza, Biden un usurpatore e non credono nel sistema elettorale americano . Gran parte dei costituzionalisti, compresi quelli conservatori, temono che l’8 novembre possano essere piantati i semi che fra due anni faranno correre all’America il rischio di avere un presidente eletto che non riesce a insediarsi .

Uscite a pioggia, la cine-settimana è molto ricca . Due i film da non perdere: «La stranezza» e «Triangle of Sadness».

«La stranezza» di Roberto Andò racconta l’incontro nella Sicilia del 1920 tra Luigi Pirandello poco più che cinquantenne (Toni Servillo ) e due becchini-giullari (Ficarra & Picone ) che stanno mettendo in scena la farsa «La trincea del rimorso ovvero Cicciareddu e Pietruzzo». Sullo sfondo, il contestato debutto dei «Sei personaggi in cerca d’autore» al Valle di Roma il 9 maggio del 1921. Pirandello fa visita a Giovanni Verga e la realtà fa irruzione nel teatro. Voto: +++ ¾ su 5 (nelle sale ).

«Triangle of Sadneess» di Ruben Östlund è il film che ha vinto la Palma d’oro di Cannes 2022 . Parte da uno spassoso casting per una sfilata di moda per seguire poi la crociera ai Caraibi di due modelli con super ricchi, avventurieri, produttori di mine antiuomo. Arrivano i pirati, esplode una bomba, la barca va a picco. Con Woody Harrelson, Harris Dickinson e Charlbi Dean , la modella sudafricana morta alla fine di maggio in circostanze misteriose. Voto: ++++ su 5 (nelle sale ).

«Fall – In trappola a 700 metri d’altezza» di Scott Mann è un «horror verticale» ambientato su una torre nel deserto dell’Arizona alta il doppio della Tour Eiffel. Protagoniste della scalata, due amiche piuttosto agili in cerca di una scossa dopo un lutto che le coinvolge entrambe: si ritroveranno sole, su «un piedistallo grande come una pizza» a combattere contro le intemperie e gli avvoltoi. Voto: ++ ½ su 5 (nelle sale ).

«Io sono l’abisso» di Donato Carrisi è la trasposizione cinematografica del romanzo omonimo dello stesso Carrisi. Un maniaco si aggira sul lago di Como. Storia di un taciturno netturbino con i piedi piatti e una profonda cicatrice sulla testa che ama travestirsi e dialoga con una voce contraffatta proveniente dalla stanza accanto. Il suo cammino si intreccia con quello di un’assistente sociale e di una ragazzina ribelle ricattata per certe foto compromettenti. Voto: +++ su 5 (nelle sale ).

«Il talento di Mr. Crocodile» di Josh Gordon e Will Speck segue l’amicizia tra un musicista scalzacani (uno scatenato Javier Bardem ) e un piccolo coccodrillo canterino . I due si incontrano in un negozio di animali. Ma il loro show, continuamente rimandato per la paura del lucertolone a esibirsi in pubblico , potrà diventare realtà solo grazie all’intervento di Josh, il ragazzino del piano di sotto. Voto: +++ su 5 (nelle sale ).

«Questa notte parlami dell’Africa» di Carolina Boco e Luca La Vopa racconta la crisi di coscienza di un avvocato di successo, Emma, che decide di trasferirsi in Africa presso un’associazione che mappa le piste di elefanti per ritrovare lo sprint vincente. Finirà invece nell’inferno dei cacciatori di avorio. Voto: ++ ½ su 5 (nelle sale ).

«Il principe di Melchiorre Gioia» di Andrea Castoldi è il ritratto di uno straordinario perdigiorno, un «uomo senza qualità» che si dice imbarazzato dalle cose normali e si muove nella Milano fine Anni Novanta dei club privé e delle ombre notturne . Finirà a distribuire volantini in via Melchiorre Gioia. Voto: ++ ½ su 5 (nelle sale ).

«On the Line» di Romuald Boulanger è un atto d’accusa contro il cinismo dell’audience, storia dello speaker radiofonico più famoso di Los Angeles, Elvis Cooney (Mel Gibson) , conduttore di un programma notturno di successo. Il quale si ritrova a dialogare con un folle che ha preso in ostaggio moglie e figlia e minaccia altri disastri. Caccia all’uomo con doppio / triplo finale. Voto: ++ ½ su 5 (su Sky Cinema e Now ).

«Don’t Worry, Darling» di Olivia Wilde è una parabola amara sul marketing della felicità e le fabbriche virtuali di pace & amore, un ruvido «Truman Show« contro i rifugi di bugie e le simulazioni virtuali. Il tocco in più viene dalla coppia Florence Pugh e Harry Styles, frontman degli One Direction, e da Chris Pratt in versione santone . Negli anni Cinquanta, in un paradiso artificiale nel deserto si lavora al progetto Victory. Voto: ++ 1/2 su 5 (su Sky Primafila, Mediaset, Apple TV+, Prime Video, YouTube, TimVision, Chili, Rakuten Tv, Microsoft Film & TV ).

«Una boccata d’aria« di Alessio Lauria segue la vicenda di Salvo (Aldo Baglio ), pizzaiolo di Milano con moglie (Lucia Ocone ) e figlio (Davide Calgaro ). A suo tempo fuggito dal Sud lasciando con un palmo di naso il papà (Tony Sperandeo ) e il fratello contadino (Giovanni Calcagno ), torna a casa sperando in un’eredità che gli eviti il fallimento. Voto: +++ su 5 (su Netflix) .

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